//1996
I don't speak about silence

GALLERIA LIPANJEPUNTIN, TRIESTE, ITALY;

>> ITALIAN

White books, white pages, mirrors of absence capable of reflecting impalpable yet inescapable entities. Is it an intimate obsession,a maniac practice that involves the quest for permanent ,unalterable silence? In this sphere the essence of Rubino’ s search can be recognized. But then the Word paradoxically arises, it merges with entities that are specific, palpable, and present: object-words, they nevertheless convey silence, and the idea of absence. That silence has an oriental meaning: far from being mere emptiness, it is a sort of ethe-real and diaphanous ripeness. That ripeness absorbs all with no distinctions (because the single parts already contain the germ of the whole), and states the impossibility of time sequence, of a “becoming” that is not already “ Being”.
Sabrina Zannier

Libri bianchi, pagine immacolate, specchi dell’assenza capaci di riflettere presenze impalpabili ma ineludibili. Si tratta forse di un’intima ossessione, di una pratica maniacale che impone la ricerca di un silenzio inalterabile? L’essenza della ricerca di Rubino è ravvisabile in questa dimensione, ma poi paradossalmente il Verbo emerge, si cala in specifiche corporeità, tangibili e presenti: parole-oggetto, che però veicolano sempre il silenzio e il principio dell’assenza. Quel silenzio di valenza orientale, che non è un vuoto bensì una pienezza eterea e diafana. Quella pienezza che, inglobando il tutto senza puntuali distinzioni tra le singole parti (perché queste già contengono in nuce la globalità), dichiara l’impossibilità di una sequenza temporale, di un divenire che non sia già l’Essere.
Sabrina Zannier